EDUCARE ALLA CONQUISTA

Riflessioni del Maestro Vascellari sui valori educativi del Judo e dell’Aikido


C.so Agg.Insegnati Tecnici_Dueville 7-9-08 (54)Chi non sarebbe contento di trascorrere le proprie giornate senza problemi o difficoltà da superare? “Sogni” potrebbe rispondermi qualcuno. In effetti la domanda è retorica perché la vita quotidiana com’è noto è difficile e soprattutto densa di problemi.  Qualcuno mi dovrebbe allora spiegare come mai invece di educare saggiamente i figli alle inevitabili difficoltà della vita quotidiana, alcuni genitori preferiscono farli crescere in una bolla protettiva fatta da tanti si e pochissimi no. Con questo non si intende dire che certi genitori non amino i loro figli, anzi si potrebbe forse pensare che al contrario li amano fin troppo, tanto da pensare che accontentarli sempre, sia la strada migliore per vederli sorridere di gioia. Intendiamoci che non è sbagliato rendere felici i figli.  Solo che in certi casi andrebbe modificato il percorso per farli arrivare al sorriso. Un percorso che non è mai consigliabile offrire in discesa, ma sarebbe meglio proporre in senso contrario e quindi in salita.  Una salita impegnativa naturalmente, dove ogni passo è una conquista, un traguardo da raggiungere col sudore e l’impegno. Solo così si abituano i figli alle difficoltà di una vita quotidiana, dove nessuno ti regala ciò che desideri e dove bisogna rimboccarsi le maniche per guadagnarsi ogni cosa. In caso contrario, ccresceremo dei giovani ricchi solo di vestiario all’ultima moda, giochi passatempi computer e quant’altro, ma poveri delle necessarie capacità di autonoma sopravvivenza alle difficoltà della vita. Capisco che presi come siamo da mille incombenze della vita quotidiana, la tentazione di accontentare ogni richiesta dei figli è la via più facile per renderli felici, ma è anche la strada migliore per indebolirli ed esporli alle inevitabili sconfitte della vita quotidiana.  Anche lo sport, quando accanto al gesto tecnico o al divertimento per l’attività fisica riesce a proporre al giovane il piacere della conquista, assume un valore educativo fondamentale. Nel Judo e nell’Aikido in particolare, tutto è finalizzato per abituarti fin dal primo giorno alla sudata conquista di ogni meta. Vuoi imparare bene una tecnica? Lavoraci attorno per capirla, provarla studiarla e renderla tua. Vuoi avanzare col grado di cintura? Impegnati a lungo e solo dopo aver superato un esame potrai indossarla. Vuoi ricevere in premio una semplice caramella? Comportati bene, dimostrando di essere un esempio da seguire e potrai ricevere l’ambito premio. Desideri vincere una gara? Suda, impegnati, studia come potercela fare e vedrai che alla fine il risultato sarà alla tua portata. In altre parole, nel Judo e nell’Aikido come nella vita, nessuno regala ciò che desideri.  Se vuoi qualcosa, te la devi guadagnare, ricordando sempre che per raggiungerla dovrai essere leale, onesto e rispettoso di tutto e tutti. Questa è una delle tante regole di questi sport, dove il valore aggiunto della formazione e dell’educazione rappresenta il pilastro fondamentale di queste discipline. Certo, quando l’impegno e la passione sono grandi, anche nello sport come nella vita c’è il rischio che l’insegnante sportivo, come il genitore possa dare troppo, offrendo ad esempio un eccesso di allenamenti, gare, Stage ed esperienze, che alla fine per alcuni diventano scontate e prive di quel valore che solo la conquista può offrire. La terapia per far ritrovare al giovane l’interesse e lo stimolo per migliorarsi in questo caso è una sola: togliere ciò che è diventato tanto scontato da sembrare dovuto. Il bambino privato del gioco perché lo trascura e non se lo merita o il ragazzo al quale togli la gara dove non si è impegnato, faranno a questo punto i cosiddetti “salti mortali” per potersi riappropriare di ciò che ormai consideravano un diritto. Certo, in un primo momento ci sarà l’inevitabile delusione se non l’irritazione per essere stati privati di qualcosa di scontato, ma in un secondo tempo scatterà la molla della rivalsa e del massimo impegno per riconquistare ciò che non è più facilmente disponibile come prima. Il desiderio di rivincita a questo punto sarà tale, che il giovane tirerà fuori ogni sua più intima risorsa pur di riuscire a riscattare la precedente sconfitta. Alla fine, il risultato ottenuto anche se di valore inferiore a quello che si poteva raggiungere con le iniziali ma scontate condizioni ottimali, assumerà un valore inestimabile. Appagato dalla gioia e soddisfatto dall’aver dimostrato a se stesso di essere in grado di rialzare la testa dopo una sconfitta, il giovane a questo punto capirà quanto sia stata importante e difficile la scelta di chi l’ha voluto aiutare con un sofferto no che ti priva di qualcosa, invece di accontentarti con l’ennesimo e scontato  si che non ti aiuta a crescere. Capirà che per non ricadere in una sconfitta devi far scattare la molla dell’orgoglio e dell’intima voglia di farcela. Anche questo insegnano discipline come il Judo e l’Aikido, dove i no ti aiutano più dei si e dove la parola regalo non esiste.

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