Dopo le poesie di Petru, ecco spuntare tra i Judoka Vittoriesi il narratore Marco Fava.
Dalle poesie del Judoka Vittoriese Petru Bortoluzzi, passiamo alla narrazione di una breve favola di Marco Fava, adattata anche questa al tema del Judo nell’eterno “gioco dei sentimenti” .
Tanto tempo fa, la “Follia” decise di invitare i “sentimenti del Judo” ad un’insolita riunione conviviale. Raccolti i Judoka sui tatami del Palasport Vittoriese propose loro: “giochiamo a nascondino?” Nascondino? Che cos’è, domandò il “Judoka curioso”. “Nascondino è un gioco” rispose la Follia “Io conto fino a cento e voi vi nascondete. Quando avrò terminato di contare verrò a cercarvi ed il primo che troverò sarà il prossimo a contare”. Accettarono tutti ad eccezione del “Judoka pauroso” e di quello “pigro” che rimasero a guardare in disparte. “1..2…3….” la Follia cominciò a contare. “Il Judoka frettoloso” si nascose per primo e dove capitò. Quello “timido” e come sempre esitante, si nascose tra gli alberi appena fuori della palestra. Il “Judoka allegro” corse felice, incurante di un vero e proprio nascondiglio. Il ”Judoka triste” cominciò a piangere perché non riusciva a trovare un angolo adatto per nascondersi. Il “Judoka invidioso” si unì ovviamente a quello “orgoglioso” e si nascose accanto a lui e dietro ad un cespuglio nel sottostante giardino. Nel frattempo la “Follia” continuava a contare, mentre il “Judoka disperato” stentava a trovare un posto pensando che la conta stava ormai per terminare. “Novantanove, CENTO! Gridò la “Follia” adesso vengo a cercarvi”. Il primo ad esser trovato fu il “Judoka curioso” poiché non aveva resistito alla voglia di metter la testa fuori dal nascondiglio per vedere chi sarebbe stato il primo ad esser scoperto. Guardando di lato, la “Follia” vide il “Judoka insicuro” vicino alla siepe perché non sapeva da quale lato avrebbe potuto nascondersi meglio. Così di seguito furono scoperti il “Judoka triste”, quello “allegro”, quello “timido” e cosi via tutti gli altri. Quando finalmente si ritrovarono tutti assieme, il “Judoka curioso” domandò: “Ma dov’è quello “innamorato ?” Nessuno l’aveva visto e siccome il gioco non poteva considerarsi concluso la “Follia” cominciò a cercarlo. Cercò dentro e fuori la Palestra, lungo il vicino fiume Meschio, ma del “Judoka innamorato” nessuna traccia. Prese allora un “Jo” (bastone usato nell’ Aikido)e con quello cominciò a frugare tra i rami spinosi di un vicino rosaio fino a quando sentì un lamento. Era il “Judoka innamorato” che distratto dall’amore s’era infilato fra le rose senza vederne le spine, tanto da infilarsene una nell’ occhio. La “Follia” dispiaciuta del guaio non sapeva cosa fare. Si scusò per aver organizzato il gioco, implorò il ”Judoka innamorato” di perdonarla e alla fine commossa gli promise di non abbandonarlo mai più. Il “Judoka innamorato” accetto la promessa e quelle scuse così sincere. Ecco perché da allora l’Amore è cieco e la Follia l’accompagna sempre.