Riflessioni di Caterina De Stefani, cintura nera e giovane Campionessa del Judo Vittorio Veneto
Il judo per me non Ë solo uno sport, ma anche…
Sebbene il dizionario italiano classifichi il judo come uno dei numerosi sport giapponesi che si stanno sviluppando in Europa, per me Ë stato ed Ë tuttora molto di pi˘.
Ho iniziato judo quando avevo solo sei anni affrontando quindi questa disciplina semplicemente come un gioco, come un diversivo dalla scuola e un divertimento. Tant’Ë vero che si gareggiava in giochi decisamente singolari quali per esempio “gli zombi”, contro cui sono naturalmente schierati gli esseri umani e tra i quali sono soliti vincere i pi˘ veloci ed agili, ma anche quelli pi˘ robusti, “la ragnatela”, nella quale riescono a scampare dalle grinfie dei ragni quelli pi˘ acuti, svelti e spigliati, oppure “il muro”, che rappresenta un ostacolo all’apparenza insormontabile, ma con il quale si possono esercitare anche i pi˘ impacciati o maldestri, e moltissimi altri giochi.
Questi stimolano il bambino a mettersi continuamente alla prova per abituarsi gi‡ dalla pi˘ tenera et‡ ad affrontare le difficolt‡ che impone la vita senza che essi se ne rendano realmente conto. Questi giochi oltre ad essere istruttivi sono originali per il semplice fatto che li abbia inventati il pap‡ del judo Vittorio Veneto: il Maestro Giampietro Vascellari. Questo con me e con tutti ha vestito i panni di un educatore e una guida che ha insegnato non solo il complesso di esercizi fisici per lo sviluppo del corpo del judoka, ma anche l’etica del judo rappresentando il modello morale e di comportamento ottimale.
Gi‡ dalle prime lezioni di judo sono entrata a far parte di quella grande famiglia che si Ë creata nel judo Vittorio dove tutti hanno un ruolo: prima di tutti c’Ë il Maestro Giampietro Vascellari sempre fiancheggiato da una efficientissima segretaria, poi naturalmente ci sono gli atleti tra i quali i pi˘ piccini che si fanno aiutare dai pi˘ esperti che a loro volta crescendo ed invecchiando vanno a far parte del gruppo amatori. La famiglia perÚ non si ferma qui difatti ci sono anche i nonni, gli zii e altri parenti che tifano e spronano il loro judoka e naturalmente non si possono dimenticare i genitori che sono orgogliosi di aver portato il figlio in quel nuovo ed appassionante mondo. Tra l’altro i genitori sono molto importanti perchÈ essi, oltre a seguire i figli e ad entusiasmarsi durante le competizioni, consigliano le soluzioni migliori per ricorrenze od eventi ideati dal Maestro, ma che loro mettono in atto impegnandosi con gli altri genitori come un gruppo per realizzare ciÚ che si era pensato.
Ciononostante il judo rimane uno strumento per temprare non solo il corpo, ma anche lo spirito infatti oltre la resistenza e la forza ciÚ che caratterizza il judoka Ë la concentrazione che si richiede sÏ in allenamento, ma soprattutto in gara nella quale Ë fondamentale il gioco individuale finalizzato alla vittoria.
Anche se non desidero sminuire gli altri sport ritengo che una competizione di judo sia molto pi˘ emozionante e assolutamente diversa dalle altre gare infatti questa richiede un’enorme energia poichÈ mille emozioni invadono il corpo dell’atleta quali la paura, la concentrazione, il desiderio di impegnarsi e vincere, il dubbio, l’incertezza, l’inquietudine,… e ovviamente la soddisfazione o la delusione di una vittoria o meno. Comunque sia la frustrazione di una sconfitta non scoraggia mai l’atleta anche perchÈ ormai fa’ parte del gruppo.
Da notarsi Ë anche l’aspetto artistico di questa disciplina infatti nel judo si presenta attraverso l’elasticit‡ dei corpi che ispirati dalle numerosissime tecniche per proiettare l’avversario creano immagini cosÏ particolari da suscitare nell’atleta anche il piacere che c’Ë nel movimento.
E’ molto stimolante inoltre il fatto che l’atleta dopo aver capito come svolgere un determinato movimento riesca anche a modificarlo secondo le attitudini del proprio corpo e ad inventarne uno di nuovo.
In conclusione desidero ribadire quella che Ë la natura dello sport e in modo particolare del judo, vale a dire quella di interagire con la vita normale di una persona e di perfezionarla arricchendola.
Caterina De Stefani