Innanzi tutto la citt‡ che la ospita non ha le dimensioni che ci aspetterebbe, arrivando in una competizione dove il numero di partecipanti supera il migliaio di atleti. In secondo luogo, l’internazionalit‡ dell’evento contrasta con i limiti geografici di una tranquilla cittadina del nord-est d’Italia. In terzo luogo, la citt‡ non dispone (almeno per il momento) di una struttura sportiva in grado di accogliere tutti assieme gli oltre 1000 atleti di 10 paesi europei.
Ma allora, chiediamo al Maestro Vascellari organizzatore della gara, come si spiega il fatto che questa gara nonostante le difficili premesse, si svolga ormai da vent’anni in un crescendo di consensi e adesioni?
“Nasce da qui la parola “diverso” riferita ad un Torneo di Judo che tutto sommato non sarebbe difficile da organizzare in una grande citt‡ con mezzi e strutture certamente pi˘ disponibili”.
Dov’Ë allora la differenza o la “diversit‡” che consente al “piccolo” di diventare “grande”?
“Il segreto sta tutto nelle persone e soprattutto nel loro modo di pensare, nella mentalit‡ con cui si affrontano i problemi quotidiani cercando di risolverli. I fatti del resto sono lÏ a dimostrarlo”.
E se la citt‡ Ë piccola e non si conosce il Judo?
“Facciamoglielo apprezzare. Cresciamo di numero ed importanza, diventiamo il n∞ 1 del Veneto e fra i migliori Club d’Italia cosÏ anche i Vittoriesi capiranno.
Il risultato? Oggi a Vittorio Veneto dopo il calcio ed il nuoto, lo sport pi˘ praticato Ë il Judo”.
E se in citt‡ manca un Palasport capiente e nuova struttura non Ë ancora stata completata?
“Poco importa, ne costruiamo accanto una provvisoria e collegata alla prima in modo da raddoppiarne la capienza”.
Ma quando il numero di atleti che partecipano alla gara non riesce ad essere accolto nelle strutture alberghiere?
“Nessun problema, ci penseranno le famiglie dei Judoka Vittoriesi ad ospitare gli atleti e poco importa se non parlano la nostra lingua o sono di religioni, usi e costumi diversi. Da noi lo sport ed il Judo in particolare, unisce e non divide le persone. Quindi porte aperte a tutti e chiunque arrivi sar‡ bene accolto”.
E quando la struttura comunale non dispone di uomini e mezzi sufficienti per dare una mano?
“Non importa, la mano la daranno i nostri genitori, trovando camion, furgoni e braccia quante ne servono”.
Nasce cosÏ la “diversit‡” di questa gara, sorta e cresciuta dove ogni statistica non avrebbe dato nulla di probabile. Del resto, in un mondo dove ogni nostro gesto o comportamento viene studiato da esperti per essere inserito in modelli comportamentali ad uso e consumo dell’interessato di turno, la “diversit‡” Vittoriese Ë ancor pi˘ bella. L’elemento umano in questo caso ha vinto contro tutto e tutti, rendendo possibile il difficile e certo l’improbabile.
Il pi˘ bel successo di questa gara, al di l‡ della qualit‡ e quantit‡ di atleti che ogni anno rendono grande il Torneo, resta quindi la sua”diversit‡”.
Una splendida “diversit‡” tutta umana, perchÈ fatta di genitori e figli, atleti, amici e sostenitori accomunati dalla semplice voglia di fare ed essere partecipi di un evento che alla fine solo loro sono in grado di realizzare.