Fausto De Compadri se n’è andato, lasciando un segno indelebile nell’Aikido Italiano
Nella mia ormai lunga esperienza nel mondo delle arti marziali e degli sport da combattimento, ho conosciuto ogni tipo di insegnanti, dai più esperti a quelli diciamo improvvisati. Del resto e come in ogni ambiente umano, la gamma di sfumature tra le capacità personali è così vasta da rendere non facile l’incontro con qualcuno che si possa definire un vero Maestro. Io questa fortuna l’ho avuta sedici anni fa, quando ho incontrato Fausto De Compadri, ovvero un Maestro con la “M” maiuscola. Allora, avevo già raggiunto da dieci anni (e con la “m” minuscola) tale qualifica nel Judo e mi stavo preparando al grado di quinto dan. Ero quindi in grado di valutare in qualche modo le capacità tecniche ed umane di un insegnante, anche se l’arte marziale nella quale si esprimeva era l’Aikido. Saranno state le affinità tra le due discipline che in qualche modo si completano l’un l’altra, sarà stato il carisma che il Maestro De Compadri esprimeva, fatto sta che la mia passione per quest’arte marziale nacque allora, tanto che cominciai a praticarla diventando così cintura nera. Aprii un nuovo settore del Judo Vittorio Veneto riservato all’Aikido e grazie alle continue attenzioni ed insegnamenti del nostro Maestro, in pochi anni quel seme iniziale ci permise di realizzare non solo Stage Nazionali ma di ottenere 14 cinture nere fra cui alcuni “terzi dan”che ora continuano a trasmettere quanto da lui appreso. Questa è la parte diciamo così tecnica e quindi visibile del rapporto di conoscenza che ho avuto col Maestro De Compadri. C’è poi un altro aspetto, non descrivibile nei fatti o con l’assoluta padronanza tecnica che Fausto sapeva esprimere nell’Aikido. Questa parte non visibile la si avvertiva solo standogli accanto, ascoltando le sue parole, i suoi pensieri ed osservando il suo modo di agire. Tutto in lui era permeato dall’etica profonda e del tutto priva di interessi personali per l’Aikido. Per qualcuno infatti, De Compadri era così leale, sincero ed onesto da sembrare un idealista fuori del tempo. Ma a me ed ai tanti amici fraterni che lo amavano, piaceva così. In un mondo sempre più brutale, arrogante e ricco di tanti piccoli egoismi personali, star vicino a lui ti ricreava, ti dava la carica per continuare a credere che il meglio esiste, che la difficile via per crescere e migliorare con e non contro gli altri, esiste. Anche lui come tanti non ha però avuto vita facile e fra i tanti problemi che affrontava con serenità, la cosa che meno capiva era il tradimento della fiducia, il voltar la schiena dopo aver ricevuto tutto. Saggio 
com’era non si perdeva però in facili polemiche e proseguiva la sua strada che alla fine tutti gli invidiavano. Di lui, apprezzavo il tempo e l’infinita pazienza che dedicava a chi si accostava all’Aikido, dove amava curare ogni particolare con una padronanza ed una competenza mai viste. Sempre sorridente, buono e disponibile con chiunque, dava per primo l’esempio non solo sui tatami dove insegnava, ma nella vita concreta di tutti i giorni. Insomma un vero Maestro non solo nell’Aikido ma per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Anche il nostro controverso paese, che di solito fatica a premiare i migliori, nel suo caso gli aveva dato la massima fiducia portandolo ai vertici Nazionali come Direttore Tecnico per l’Aikido della Federazione Italiana F.I.J.L.K.A.M. Quando apprese di essere ammalato ci scherzò sopra dicendo che dopo tutto era un onore morire dello stesso male che portò alla tomba il fondatore di quell’arte marziale da lui tanto amata. A chi vorrebbe infine sapere quale laurea gradi o benemerenze ha ricevuto nel suo lungo percorso di crescita, dirò che non lo so e non mi è mai interessato saperlo. Per me, anzi per tutti quelli che gli sono stati accanto, lui era semplicemente “il Maestro” ed è così che voglio salutarlo ed abbracciarlo. Ciao Fausto e grazie, grazie di tutto.
Gianpietro Vascellari
